Intervista a Mimmo Lucano. I progetti, i sogni e le speranze dell’uomo del “modello Riace”

lucanointervistadi Mariateresa Ripolo - Mimmo Lucano è sempre uguale a se stesso. È esattamente così come lo si vede in tv o sui giornali. Ha l'aria di una persona semplice, essenziale, nell'aspetto e nei modi di fare. Organizza una conferenza stampa senza allestire nulla, tant'è che il luogo esatto non era chiaro a nessuno, finché non lo si vede svoltare l'angolo. Si presenta puntuale. Aiutato posiziona tavoli e sedie davanti allo striscione che gli hanno fatto trovare al suo ritorno a Riace e senza troppi convenevoli comincia un discorso che non si è preparato: «Voglio dire tutto quello che ho nel cuore».

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La lunga conferenza stampa sembra uno sfogo, non vuole essere interrotto, né da chi gli sta accanto, né dalle campane della chiesetta accanto che suonano ogni dieci minuti. Parla delle accuse, del processo, della lontananza dalla sua amata Riace, della speranza mai perduta e di quello che si dovrebbe fare per risollevare le sorti di una Paese, l'Italia, che ha bisogno di ritrovare la direzione giusta da seguire.

E poi, ci racconta un po' di più.

Ha affermato più volte di far parte di una "sinistra immaginaria", secondo lei da dove dovrebbe ripartire la sinistra italiana oggi?

Dovrebbe ripartire dall'idea di uguaglianza sociale, è fondamentale questo. Dovrebbe ripartire dall'idea di riscatto sociale, dagli ultimi, da San Ferdinando, dalle persone che non hanno voce in capitolo, da scelte che fanno capire. Una volta in tv ho visto lo sketch di un comico, Crozza mi pare, alla domanda: «Ma perché non sei di sinistra?», la risposta era: «Ma perché voi non mi fate capire un cazzo!» Spesso la sinistra usa un linguaggio incomprensibile per giustificare posizioni che vanno verso altre direzioni.

C'è una persona che fa parte della sinistra, oggi, che potrebbe rappresentare, secondo lei, la sua visione di sinistra?

Ce ne sono tanti a prescindere dai nomi. Quando io dicevo prima che c'è un fiume di solidarietà, hai visto che mobilitazione c'è stata? Perché non accettiamo questa deriva disumana della società. Immaginiamo una società differente, il futuro potrebbe essere quello, non legato al fatto che cambi e sostituisci una persona per avere una poltrona, alla fine spesso si riduce a questo. Vedi il M5S, finché sono stati all'opposizione dei partiti hanno avuto consenso, adesso che sono andati al governo il loro capo carismatico si tutela per mantenere la poltrona. Io penso che la dimensione della sinistra si realizza nella misura in cui c'è un ideale da rincorrere. Io non ho raggiunto quelle poltrone, da sindaco ho subito due multe dai vigili urbani. Io sono stato un sindaco della strada e la gente di Riace questo lo ha capito. Mi hanno chiesto di fare l'onorevole, ma io non voglio!

Perché?

Semplicemente perché l'entusiasmo mi viene dal fatto di rincorrere. Rincorrere mi dà la forma di un sogno. Non sarei mai andato a Bruxelles ad occupare una poltrona, non so nemmeno parlare l'inglese.

Cosa pensa delle dimostrazioni di solidarietà che ha ricevuto non solo dalla gente, ma anche da parte di politici, giornalisti, scrittori?

Mi ha fatto piacere questa cosa! È incredibile come avvengono queste cose. A dicembre faranno un lavoro su Riace per raccontare questo luogo, cosa rappresenta con questa aurea fiabesca di "paese dell'accoglienza", vogliono raccontarlo Wim Wenders e Vinicio Capossela insieme, con un'intervista anche a Papa Francesco, questo per me è bellissimo, sapere di essere stato partecipe di questo.

A livello personale, invece, come si sente?

Sto bene. Non ho sofferto come si può pensare. È stato un periodo difficile indubbiamente però... allora chi sta in carcere magari senza aver fatto nulla... Io sono stato undici mesi senza poter venire a Riace, però sono stato libero!

Ha avuto sempre fiducia che le cose si potessero risolvere, oppure ha avuto momenti di profondo sconforto?

A volte ho pensato: "Ma facessero un po' come vogliono!", ma sul piano fisico e mentale sono stato bene.

Cosa pensa di fare adesso Mimmo Lucano?

Ho fatto un contratto con la Feltrinelli che durerà un paio di anni per un libro. Faremo delle presentazioni in giro per l'Italia e forse anche all'estero. E poi voglio impegnarmi di nuovo per riaprire i laboratori, per ripartire subito, magari cercheranno di contrastare questo, ma spero di no. Voglio fare rinascere questo luogo ed evitare la fine di Riace. Se se ne vanno tutti i rifugiati, se ne vanno gli operatori coinvolti, me ne vado pure io! Poi rimaniamo completamente soli. Quattrocento persone sono andate via, in una piccola realtà così fanno la differenza. Ieri sera io ero solo al bar, c'è di nuovo quella sensazione di desolazione. Perché tutto questo?